IL BASKET SECONDO TAVČAR

di Luca Ciuffoni (del 22/03/2013)



Ospite del Panathlon Club di Pesaro la voce storica di Tele Capodistria


PESARO- Quando il Panathlon di Pesaro dedica una conviviale al basket, l’attenzione è sempre altissima. Quando poi l’ospite della serata è Sergio Tavčar, l’Hotel Flaminio si riempie di persone che gravitano o hanno gravitato attorno al mondo della palla a spicchi. E tutti insieme hanno fatto sentire il loro lungo applauso ad inizio della serata in memoria di un grande sportivo scomparso da poco, Pietro Mennea.
Per i pochi che non lo conoscessero, Sergio Tavčar è stato il telecronista sportivo storico di Tele Capodistria dagli anni ’70, la voce che descriveva soprattutto quella pallacanestro slava che faceva sognare gli appassionati. E la conviviale è stata per Tavčar anche l’occasione per presentare il suo libro La Jugoslavia, il basket e un telecronista pubblicato in proprio nel 2011.
Il nome di Tavčar ha richiamato tantissimi ospiti a partire dal Sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli e dal Presidente della Provincia Matteo Ricci. Al tavolo, seduti di fianco al telecronista triestino-giuliano (attenzione, non friulano) c’erano il Presidente del Panathlon di Pesaro Alberto Iaccarino che ha fatto gli onori di casa e Franco Bertini, che ha ricevuto il tributo del Club per il suo fresco ingresso nella Hall of Fame del basket italiano. Il tema della serata era in particolare il basket slavo e quindi non poteva mancare l’allenatore della Scavolini Banca Marche Pesaro Zare Markovski accompagnato anche dal giocatore biancorosso Daniele Cavaliero, bloccato invece dall’infortunio alla caviglia il suo compagno di squadra Rok Stipčević. Hanno partecipato alla serata anche Ario Costa e Mimmo Zampolini, Peppe Ponzoni e Sandro Maggiotto, Paolo Gurini e Massimo Gattoni, Federico Pieri e il Presidente della VL Franco Del Moro.
Sempre a suo agio col microfono in mano, Sergio Tavčar ha scaldato la platea parlando dei suoi inizi a Tele Capodistria. La sua prima telecronaca è stata di una partita di hockey su ghiaccio, fatta guardandola da un televisore minuscolo, in bianco e nero con effetto neve, e senza audio. In pratica non poteva esserci esordio più difficile. Dopo un mese, fece la sua prima telecronaca di una partita di basket e da lì continuò, fino a superare quota tremila telecronache.
Tavčar ha detto poi di sentirsi fortunato di essere nato nel 1950 perché ha potuto vedere gli anni d’oro della pallacanestro e in particolare di quella slava. Fortunato perché ha potuto vedere in azione e raccontare le gesta sportive di Kićanović, Dalipagic, Ćosić, Petrović, solo per fare alcuni nomi. Anche se il suo idolo tra i giocatori slavi è stato Delibašić, purtroppo scomparso nel 2001. Ma secondo Tavčar la nazionale jugoslava più forte non è mai esistita. Infatti quando la nazionale jugoslava alle olimpiadi di Seul nel 1988 arrivò seconda, il più vecchio aveva ventitre anni. E quando quei giocatori raggiunsero la massima maturazione, la Jugoslavia non esisteva più.
E punzecchiato dal presidente del Panathlon Iaccarino, l’ospite della serata ha sfatato qualche luogo comune soprattutto sulla pallacanestro slava. Come quello che i giocatori slavi s’impegnano tantissimo perché hanno fame e cercano i soldi. In realtà, le motivazioni sono più culturali. I popoli balcanici hanno una mentalità particolare e cercano prima di tutto la gratificazione personale. I soldi sono in secondo piano, generalmente. Gli slavi inoltre sono molto fanfaroni e quando sbeffeggiano un avversario in realtà gli riconoscono una forma di rispetto. I balcanici, secondo Tavčar, prendono in giro solo gli avversari degni, mentre quelli indegni non vengono minimamente calcolati e contro di loro non s’impegnano neanche a giocare.
L’aneddoto più divertente della serata è stata la telecronaca della partita tra Jugoslavia e Unione Sovietica nei mondiali di Madrid del 1986. Il pubblico spagnolo non vedeva di buon occhio alcuni giocatori slavi e parteggiava per i russi. A quarantasette secondi dal termine la Jugoslavia era in vantaggio di nove punti e Tavčar si è preso la libertà di fare un poco elegante gesto dell’ombrello rivolto agli spagnoli. L’Unione Sovietica rimontò miracolosamente e mandò la partita al supplementare, vincendola. Al termine della gara, il pubblico restituì in massa il gesto dell’ombrello al telecronista.
Sempre stimolato da Iaccarino, Tavčar ha detto la sua anche sul basket di oggi. Un basket che non gli piace più tanto. Tavčar sostiene che da quando è stata introdotta la linea dei tre punti il basket è stato degradato a una semplice gara di tiro a segno, con i giocatori che non hanno più bisogno di essere intelligenti, perché basta avere un buon tiro o un buon fisico per farsi strada.
Il Panathlon di Pesaro ha infine dato il benvenuto ad una nuova socia. Si è iscritta ufficialmente al Club Loretta Mattioli, coordinatrice del baskin a Pesaro. Così il Panathlon continua a tingersi sempre più di rosa.




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