19 MAGGIO 1988 - CAMPIONI D'ITALIA

di Giancarlo Bastianelli (del 19/05/2008)



Venti anni dopo il fantastico scudetto di Pesaro, nella storia della pallacanestro italiana, il Panathlon Club ha voluto ricordare insieme a giocatori, dirigenti e tifosi quel meraviglioso giorno. Così la cronaca locale ha ben evidenziato l'avvenimento.




Dal MESSAGGERO, edizione del 21 maggio 2008
di Giancarlo Iacchini

PESARO – Walter Magnifico diceva di essere “stufo” delle rievocazioni nostalgiche e Valerio Bianchini faceva finta di non ricordarsi che quest’anno è il 20° anniversario della sua straordinaria impresa pesarese, ma quando il Panathlon li ha chiamati per celebrare la memoria storica del primo scudetto della Victoria Libertas Scavolini Basket, i due protagonisti di quell’anno di grazia 1988 hanno subito risposto “presente”. Loro e tanti altri interpreti, nei vari ruoli predisposti allora da una regia provvidenziale, del “film” andato in onda esattamente vent’anni prima e conclusosi con lo strepitoso lieto fine del 19 maggio poco dopo le 22, quando l’intera città di Rossini poteva esplodere pazza di gioia alla tripla di Costa che suggellava la vittoria in finale contro la Tracer Milano, nella febbrile, surriscaldata cornice del vecchio palazzetto di Viale dei Partigiani.
E dunque eccoli tutti insieme come allora, lunedì sera, in un’altra famosa cornice, quella del ristorante “Alceo”, che non è certo estranea all’epopea degli anni d’oro del basket pesarese, visto che vi si celebrava ogni significativo successo; eccoli riuniti per merito del Panathlon e del suo presidente Carlo Campanari, in una serata ottimamente organizzata da Vittorio Panzieri in cui bastava girare lo sguardo per riaccendere pezzi di una storia che fa parte indelebilmente del vissuto di ogni pesarese che aveva a quei tempi l’età minima per capire e amare il basket.
Il sindaco dello scudetto, Aldo Amati, e quello della ripartenza e risalita dalla B1, Luca Ceriscioli; l’assessore allo sport di ieri, Marcello Secchiaroli, e di oggi, Maria Pia Gennari; le autorità odierne (il questore Pansini, il presidente della Provincia Ucchielli ed altre personalità della sfera politica e di quella economica) e i dirigenti sportivi della Vuelle tricolore come Massimo Cosmelli (primo scudetto) e Santi Puglisi (secondo); il pesarese che ha diretto la Premiata dei miracoli, Lucio Zanca; gli ex campioni biancorossi Magnifico (appunto), Costa, Gracis, Zampolini, Vecchiato e Minelli; e su tutti naturalmente - premiato con una targa dal presidente del Panathlon - il patròn di ieri oggi e domani, Valter Scavolini, contentissimo ma modesto e prudente come al solito: all’auspicio di nuovi “certissimi” successi, ha risposto sussurrando: «I successi “certissimi” sono solo quelli già ottenuti». E accanto a Valter, l’incancellabile ricordo del fratello Elvino, scomparso nel 2004, a rappresentare tutti quelli che non ci sono più, come il tifoso più popolare, quel Renato Tonucci che nell’88 poté finalmente tagliare i suoi baffi chilometrici (da far crescere fino alla vittoria del campionato!) e poi pitturò di verde bianco e rosso l’esterno di casa sua sulla statale.
Presentata con verve da Thomas Nobili (il cui papà scrisse il celebre inno della Scavolini) e col filmato del trionfo su D’Antoni e compagni che scorreva sulla parete, la serata da “Alceo” è stata chiusa dal pirotecnico amarcord del “vate” Bianchini che ha ricordato le sue mosse vincenti (Cook e Daye), il vice Scariolo destinato alla luminosa carriera spagnola e l’invenzione di quella “filosofia” che preparò “culturalmente” il riscatto della “provincia” (Pesaro) contro la “metropoli” capitale finanziaria (la Milano “da bere”). Per far sì che facesse breccia anche a livello mediatico la pazza idea della “rivoluzione pesarese”, come evento necessario per svecchiare e “democratizzare” la pallacanestro italiana.




Dal CORRIERE ADRIATICO, edizione del 21 maggio 2008
di Luciano Murgia

Vent’anni dopo rivissute le emozioni del 19 maggio 1988: presenti alcuni dei campioni d’allora, Minelli racconta che il coach spiegava e Daye dormiva
Valerio Bianchini protagonista della serata che il Panathlon ha dedicato al primo scudetto “Così bevemmo la Milano craxiana”
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PESARO - Avevamo vent’anni di meno e vestivamo biancorosso. Con la stessa camicia di quel 19 maggio 1988, a righe biancorosse (“per capire chi la riconosceva e quindi se quella sera era con noi)” Valerio Bianchini, accompagnato dalla moglie Marina, ha illustrato le motivazioni che accompagnarono il crescendo rossiniano della Scavolini Basket. Lo ha fatto a modo suo, quello che regalava titoli ad effetto ai giornali, facendo bene al basket, al contrario di chi, oggi, non ha vinto neppure una coppetta del nonno ma stacca il cellulare per non farsi trovare. E ha raccontato che dopo la carne in scatola Simmenthal, simbolo della fame del dopoguerra, e i frigoriferi Ignis, che illustravano il boom economico, era arrivata l’ora delle cucine, soprattutto la volontà di abbattere - lui milanese nato a Torre Pallavicina (Bergamo) - la “Milano craxiana, la Milano da bere” e mettere fine al “quadrilatero delle vittorie (Milano, Varese, Cantù e Bologna)”. Lo ha fatto, con la proverbiale passione, nella serata che il Panathlon Club ha dedicato al 20° anniversario dello scudetto, vinto perché Bianchini, anche forzando la mano della società, ripudiò Petrovic e Ballard per puntare su Cook e Daye.

Carlo Campanari, presidente del Panathlon, soprattutto tifoso dai tempi della palestra Carducci, ha sottolineato l’amore di Pesaro per lo sport, ringraziando gli oltre cento presenti “da Alceo”, soprattutto Vittorio Panzieri che ha ideato e lavorato a lungo per organizzare la “conviviale” a cui hanno aderito Bianchini, Cosmelli, Costa, Gracis, Magnifico, Minelli, Vecchiato e Zampolini. Presenti numerose autorità, dal presidente della Provincia Ucchielli, che si è accontentato di un aperitivo, al sindaco di oggi Ceriscioli e quello di allora Amati. E quello di Urbania, Luca Bellocchi, con i dirigenti dell’Usp premiati dal Panathlon. Presenti anche Santi Puglisi e Valentino Renzi.

La proiezione delle foto di quella sera, con la faccia buona di Elvino Scavolini, rappresentato dalla figlia Manuela, e il sottofondo dell’inno della squadra composto da Dorino Nobili (in una composizione realizzata dal figlio Tomas e dal dj Michele Braccini) hanno aggiunto emozioni ad emozioni. E si è udito qualche fischio - indirizzato a Mike D’Antoni, oggi allenatore dei Knicks - quando è stata proiettata la registrazione della finale. Magnifico, che un paio d’ore prima aveva presentato, con successo, il libro sulla sua carriera, ha svelato perché urlò a D’Antoni di stare giù, disteso sul parquet. “Vincevano sempre loro, era arrivata la nostra ora!”.

La Milano da bere s’arrendeva a Bianchini e ai suoi prodi. Che Matteo Minelli, confermando che la sua ironia è ancora intatta, ha spiegato talvolta dormissero. “Svegliavo Daye, che sonnecchiava durante le riunioni mentre il coach parlava di tattica”. Inimitabile, l’unico pesarese di quella squadra, il più giovane allora. “Ma anche oggi, se guardate bene i miei compagni”. Il più ammirato, con Alceo, quando uno storico filmato sulla cena post scudetto ha proposto il loro abbraccio a Lorella Cuccarini. Immagini gioiose, anche impietose, a dimostrare che sono trascorsi davvero vent’anni da quella sera.






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