UNA SERATA MEMORABILE ASPETTANDO L'ALBA
Cinquant’anni trascorsi, cinquanta quanti ne conta il nostro club e sono passati in un lampo. Quante belle serate! E quante celebrazioni e quanti illustri ospiti alle nostre “conviviali”! Grazie Panathlon, grazie di tutto questo.
Certo sarebbe stato bello ed interessante aver potuto raccoglier le memorie di allora, ne sarebbe scaturito un libro di valore storico per gli sportivi pesaresi. Ecco che, fra le tante serate, oggi, in occasione del cinquantenario dalla fondazione, penso di ricordarne una, una sola: quella nella quale abbiamo avuto ospite graditissimo il più grande pilota di tutti i tempi : Juan Manuel Fangio, venuto a Pesaro a trovare l’amico Dorino Serafini, socio fondatore del nostro Club.
Eravamo alla fine degli anni sessanta e Fangio si era ritirato dalle gare qualche anno prima; era diventato il concessionario della Mercedes in Argentina e spesso veniva in Europa. Noi del Panathlon lo “prendemmo al volo” e fu una di quelle serate magiche…. da favola!
La riunione conviviale si tenne alla Bettola, lassù fra cielo e mare, in una calda e splendida serata estiva. Si mangiò e si bevve abbondantemente poi, al posto delle solite dotte relazioni che si tengono in queste circostanze, quella sera si lasciò libero campo ai due amici piloti che si ritrovavano dopo tanto tempo, liberi di parlare e di ricordare… Noi, muti come pesci, attenti ad ascoltare; loro vivaci e divertiti a raccontare!
E allora avemmo modo di rivivere le notti magiche della Mille Miglia allorché Fangio con una italianissima e magnifica Alfa Romeo conquistò, agli inizi di carriera, un prestigioso terzo posto:. E ci entusiasmammo al racconto delle grandi imprese dei cinque titoli mondiali da lui vinti negli anni che vanno dal 1951 al 1957, con macchine altrettanto prestigiose quali la Maserati, la Mercedes, e la Ferrari.
Fangio, nato da padre italiano, parlava molto bene la nostra lingua intramezzandola con espressioni tipicamente sudamericane che rendevano più piacevole e dolce il suo dire. Dorino, per non essere da meno, ogni tanto dava una “botta” in dialetto pesarese ,per cui il loro dialogare era sempre colorito e festoso: E’ stato un susseguirsi conntinuo di ricordi, a volte semplici aneddoti, di quel mondo ricco di fascino e di avventura che era l’automoblismo di allora, quando lo sport dei motori era ancora a misura d’uomo, mentre oggi è sempre più condizionato da super-tecnicismo, dall’automatismo e dagli strumenti computerizzati.
L’oggetto principale del discorso erano, ovviamente, le macchine. La famosa “Alfetta 159” derivata dal modello precedente con cui Nino Farina vinse il primo Campionato di Formula Uno.
“La 159 – diceva Fangio – te la ricordi? Disponeva di un motore otto cilindri e correva come una dannata!…!”
“Certo che mi ricordo – rispondeva Dorino – la giva a 310 kilometre a’l’ora… roba da matti! …”
Ed era tutto un raccontare di come ci si preparava alle gare, come si effettuavano i collaudi delle auto, come si viveva nei reparti-corsa e quali erano i contatti con i tecnici, gli ingegneri e con “Lui”, il grande mago: Enzo Ferrari.
Fangio raccontava che quando era alla Mercedes in preparazione alla Mille Miglia, i tedeschi erano di una pignoleria impressionante: per ben cinque volte gli fecero provare in allenamento il tratto della salita della Siligata:
Dorino, dal canto suo, riferì di come se la cavò quando, percorrendo in prova una strada statale, si trovò improvvisamente di fronte un carro agricolo sbucato da una stradina trascinato da due bellissimi buoi; da una parte la fila degli alberi a grosso fusto, dall’altra le bianche e morbide pancione dei buoi,,,….”dove mi dovevo buttare? ….
”a m’ so butted dò era piò mordbid !”…. E giù a ridere.
E così si è fatto giorno: Dopo tante avventure piacevoli, dopo tanti racconti che fanno parte della storia dell’automobilismo mondiale di un tempo già lontano, ci siamo goduti lo spettacolo del sorgere dell’alba tutta rosa su un verde Adriatico scintillante di luci e di colori.
Agostino Ercolessi
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