GRATIFICANTI ESPERIENZE



       Avevo 26 anni, ero un giovane medico ospedaliero che alla domenica prestava servizio volontario come medico sportivo sul campo del Pesaro Rugby, quando Giovanni  Bertuccioli, detto “babbo”, dirigente della locale squadra di rugby, mi invitò a far parte del Panathlon Club di Pesaro. Giovanni scomparve poco dopo a causa di un male incurabile. Accettai l’invito senza sapere che cosa fosse il Panathlon Club.Fu così che mi ritrovai in un noto ristorante pesarese, tuttora sede delle conviviali del Club, in presenza di tanti signori importanti imbiancati dal tempo, ma quei signori importanti avevano un’energia e una voglia di vivere che nascondevano la realtà del tempo che passa. Il filo comune che li legava era lo sport, l’ideale, la morale, l’onestà e l’agonismo che colorano lo sport. La voglia di vincere, di giocare, di vivere.Mi trovai, nonostante la differenza di età, subito a mio agio e cominciai a frequentare, con costanza e passione, il Club portando spesso il mio contrbuto di medico sportivo fino a quando, dopo qualche anno di presenza nel Consiglio, i Soci mi elessero Presidente. Avevo appena 43 anni. Sono stato Presidente dal 1998 al 2001, quattro anni colmi di soddisfazioni; e chi l’avrebbe detto che un giorno avrei avuto a cena accanto a me Livio Berruti. Quando lo contattai telefonicamente presso il suo studio al Sestrierre  mi disse – chiamami Livio e dammi del Tu-. Acora ho i brividi quando ricordo quel momento. Stavo parlando con Livio Berruti. Oppure quando accompagnai al tavolo  Nino Benvenuti: mi diede la mano e sentii in quella mano  un intenso calore , che solo la mano di un uomo vero può sprigionare, quella mano che stese Griffith e che ancora piange la morte di Monzon. Tanti personaggi sono passati sul tavolo della mia presidenza, posso ricordare Gianni Petrucci, Massimo Ambrosini, Valter Scavolini, Arcelli,  lo scalatore Sergio Martini, uno deegli otto uomini al mondo ad aver scalato tutte le 14 vette oltre gli 8000, Italo Cucci, Presidenti di Federazione, ma l’uomo che ricordo più volentieri è stato l’Arcivescovo di Pesaro Monsignore Bagnasco, oggi ordinario militare a Roma. Bagnasco era pallido, fragile, esile, ma così grande e forte nel trasmettere a noi tutti il vero significato di agonismo


Ringrazio il Consiglio Direttivo e in particolare Cosimo Landolfa e Marco Ricci che mi hanno supportato e sopportato durante la mia presidenza. Ero arrivato alla presidenza molto giovane, ma non mi sono stancato, perché ancora oggi credo  nell’ideale sportivo e in quei signori importanti dai capelli grigi che mi hanno seguito ed aiutato non solo nel Panathlon, ma anche nella mia carriera di medico fino al primariato e che ancora oggi mi vogliono bene.


 


                                                                          Filiberto Martinelli




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